Cosa succede se nel rione Pilastro di Bologna si mettono in scena degli spettacoli teatrali, realizzati con il contributo dei “pilastrini”? Lo racconta Gianfilippo Di Bari nella sua tesi di laurea magistrale in Sociologia e servizio sociale, presso la scuola si Scienze Politiche dell’Università di Bologna – Relatore, Marco Castrignanò, Correlatore Maurizio Bergamaschi, Anno Accademico 2015-2016.
Per Di Bari il primo approccio al tema analizzato è avvenuto attraverso un tirocinio presso la compagnia teatrale “Cantieri Meticci“, realtà la cui missione è proprio quella di portare il teatro nei contesti di periferia, coinvolgendo la popolazione. Quest’approccio si è sposato con una certa tradizione metodologica della sociologia urbana basata sul concetto di “eterogeneità culturale” introdotto da Harding, che evidenzia quanto l’individuo non sia depositario di un sistema culturale unitario e coerente, ma egli riceve stimoli, informazioni e modelli culturali di diversa natura e di diversa origine.
Nella tesi si cerca dunque di analizzare un quartiere rintracciando i diversi modi in cui è vissuto, percepito e narrato dai suoi abitanti. I racconti, sia nell’elaborazione sociologica che in quella teatrale, portano alla “ribalta” vari momenti di autogestione della storia sociale del quartiere, costruendo una narrazione alternativa all’immagine negativa consolidata dai media.
Dopo aver presentato le varie sfumature dei concetti di comunità e di quartiere, utili per l’analisi del Pilastro, Di Bari introduce i punti di contatto fra le scienze sociali e le attività culturali. Secondo l’ottica dell’approccio contestualista Di Bari parla della storia amministrativa di Bologna, della morfologia sociale del Pilastro e dell’ambiente culturale in cui si è inserito il progetto.
Infine, lo studente racconta le performance e analizza le specifiche realtà sociali del rione, che sono state oggetto della rappresentazione teatrale e dell’analisi sociologica.